Ruberie opportune

Rubate.
Regali maldestri,
canzoni agli ubriachi,
notizie a ritagli di vecchi giornali.
Rubate.
Brividi,
espressioni,
mode ai mutamenti.
Rubate colori,
immagini senza cornici,
e al buio immaginazione, rubate.
Rubate passi e pensieri,
perimetri vergini,
corse ai cortili della scuola.
Rubate.
Inchiostro incerto a quaderni ingialliti.
Rubate abbracci alle solitudini.
Rubate.
Sospetti ai ricordi.
Dubbi alle perfezioni.
Dignità ai fallimenti.
Rubate.
Conoscenza.
Rubate momenti,
carezze,
atti di gioia disorganizzati.
Rubate.
Gratitudine,
cieli trascorsi,
schiaffi all’aria che vi corre contro.
Rubate.
Frutti sommersi,
ossigeno all’acqua,
parole ai pesci,
profumi ai caffè.
Rubate.
Al giorno un tramonto,
orizzonti limpidi al freddo di gennaio,
leggerezza ai fiocchi di neve.
Rubate.
Disobbedienze,
lezioni dai bimbi,
tecniche pazienti a mani di nonna.
Rubate.
Felicità alle superfici,
attimi alla fretta,
sogni alla gloria.
Rubate.
Pensieri sporchi a donne mature,
frutti acerbi ai rami più bassi.
Rubate.
Sguardi fugaci all’ora di punta.
Rubate.
Lingue ai baci,
secondi alla morte,
ai film, finali sbagliati.
Rubate.
Albe ai viaggi,
pause ai percorsi,
prime volte una volta ancora.
Rubate.
Sale alla marea che scende,
brevi superfici levigate agli scogli.
Rubate.
Profili a finestre vuote,
profumi d’erba di case abbandonate.
Rubate.
Spazi per poggiarsi sopra gl’incavi dei colli,
Rubate.
Fremiti a natiche distratte,
segreti alla pelle nuda,
leccate ai grandi seni,
amore a corpi perduti.
Rubate.
Ciò che potete, rubate.
Ché nulla, alla fine, sarà di nessuno.
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