Senuttescerrimai delleradicicatieni

E comunque, non per togliere credito all’ampio dibattito geopolitico generatosi ma, questo, è uno che, suo figlio, l’ha chiamato Nathan Falco.
Che non basta quello che diranno alla madre del piccolo tutti i suoi compagnetti di scuola dalla prima elementare all’università della terza età… pure per il nome la devono infognare ‘sta creatura metà bambino metà superyacht!
Come sarebbe a dire non andrà a scuola?

“Conosco chi ha molti soldi e so come ragiona. Chi spende 10-20mila euro al giorno quando è in vacanza non vuole cascine, prati e scogliere né alberghetti. E qui non cerca neanche cultura, per quella vanno a Roma o a Firenze. Chiede hotel extralusso, discese a mare, porti per i loro yacht e tanto divertimento sfrenato”.

Ah… voi invece sì che ce l’avete, l’interesse per la cultura indigena… ché andate alla notte della taranta e sapiti ci sontu li greci e bizantini.

Ma procediamo per ordine, accertando le fonti.

Flavio Briatore nasce a Verzuolo, in provincia di Cuneo, da genitori maestri di scuola elementare. Dopo gli altalenanti “anni dell’istruzione” comincia a lavorare come maestro di sci e gestore di ristoranti per poi arrivare ad aprirne uno suo, che in seguito chiude per mancanza di risultati economici soddisfacenti. Dopo aver fatto l’assicuratore collabora con il finanziere e costruttore edile Attilio Dutto, che aveva rilevato la Paramatti Vernici, azienda già di proprietà di Michele Sindona. Il 21 marzo 1979 Dutto viene assassinato a Cuneo con una bomba collegata all’accensione della sua auto: la verità sul caso non verrà mai accertata. In seguito alla scomparsa di Dutto, Briatore si trasferisce a Milano, dove comincia a frequentare l’ambiente della Borsa e fa la conoscenza di Achille Caproni (patron della Caproni Aeroplani), che gli affida la gestione della Compagnia Generale Industriale, la holding del suo gruppo. I risultati ottenuti da Briatore però risultano essere negativi: la Paramatti, finisce in un “crac”. Briatore si presenta per un breve periodo come agente discografico, spesso in compagnia di Iva Zanicchi, per poi dedicarsi a zingari affari connessi a bische clandestine e gioco d’azzardo, che lo portano a essere processato e alla fuga alle Isole Vergini Americane, per poi tornare in Italia dopo un’amnistia. Durante la latitanza, grazie all’amicizia con Luciano Benetton apre alcuni franchising Benetton, facendo poi rapidamente carriera nel gruppo dirigente dell’azienda. Il resto è di conoscenza comune. Team principal in Formula 1, prima con la scuderia Benetton e poi con la scuderia Renault, e proprietario di locali alla moda come il Billionaire a Dubai, Porto Cervo, Montecarlo, Cortina d’Ampezzo, il Twiga a Marina di Pietrasanta e Montecarlo e del resort Lion in the Sun a Malindi, in Kenya.

Briatore Flavio, manager di successo e icona del lusso, sessantasei anni portati tutti nella sua tracotanza addominale e un convegno in terra d’Otranto sulle prospettive e lo sviluppo del turismo sul territorio. Titolo: “Prospettive a mezzogiorno”.

Che già il buon Flavio, notoriamente privo di un bagaglio linguistico che comprendesse qualsiasi possibilità polisemantica, si sarebbe aspettato tavola imbandita e un pranzo luculliano. Senza peraltro sapere chi fosse questo tale.
E vai invece a scoprire che a ‘sto convegno non si mangia e non si vede traccia di fica per ettari. Ma che sistema d’accoglienza è mai questo!?!
Normale che la sua incontinenza verbale lo porti ad esprimere concetti non troppo equilibrati. Ma pur sempre rispettabili. Stante anche il fatto che è la vita che racconta l’essere, molto più di quanto facciano le parole.
Dice che non gli piacciono le masserie, eppure di cagne ne ha avute.
Dice che non gli piacciono i musei, ma nemmeno a voi, e non bluffate.
Dice che non ha interesse per la cultura indigena. Ma in compenso a Cuneo ha frequentato l’Istituto Tecnico per Geometri e, dopo due bocciature in seconda e in terza superiore (pare i professori lo avessero preso contracuernu*), conseguito poi da privatista il diploma di geometra, con una tesina riguardante il progetto di una stalla (la presenza di cavalle è una costante della sua vita, già per ciò stesso molto più bucolica di quanto egli vorrebbe indurre a credere noialtri).

Nessun biasimo, in definitiva. E bando ai sensazionalismi e alla gogna assorbente dei nuovi media. E ad ognuno il suo, soprattutto: “de gustibus non disputandum est”, dicono i latini (O erano li messapi? O li greci e bizantini? Ma cu lli giamaicani?).
Io, per esempio, non sono ricco. Ho una cultura di un dito superiore alla media (terza) solo perché la media rasenta la merda. Ho fatto un tuffo nei cristalli dello Ionio anche oggi, ventuno settembre. Ho visto le foto hackerate di Diletta Leotta. Non ho mai scopato Naomi Campbell né Heidi Klum, e di questo sono sinceramente amareggiato.
E mi fanno cacare gli arricchiti dealfabetizzati, Flavio Briatore, la pizzica e pure i Sud Sound System. Contemporaneamente.

 

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