La schiena distesa chiude fessure lungo ergonomie di scogli,
asperità di pietra levigate dall’acqua come ricordi dal tempo.
Importuno il riverbero luminoso del mare attraversa le palpebre chiuse.
In un solo respiro, poco più profondo, sarà un sorriso senza rumore.
Bastarsi. Somiglia a quando nessuno ci guarda, al tiepido dei primi raggi d’aprile.
L’ultima vanità sarà riuscire a dare senza aspettare riconoscenza,
ché pure quello è dipendere dal giudizio.
Andare.
Nei tuoi piccoli posti diventano tutte piccole cose,
granelli di sabbia che, scalzo, non danno fastidio.
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