M’immaginai
una tenda bianca gonfia di brezza scivolare le sue gambe setose.
Sue non so di chi. O non ricordo.
M’immaginai
le sue terga morbide scoperte a metà dalla mia maglietta da notte.
M’immaginai
chiavi di violino disegnate dall’arco della sua schiena spigolosa.
M’immaginai
aprirsi il sipario dei suoi capelli sulla piccola nuca chiara, preclusa al sole, nuda ai raggi di luna.
M’immaginai
i suoi seni strizzati dalla tramontana e da bikini insufficienti emergere orizzontali sospinti poco più in alto della marea da sensuali applicazioni di princìpi d’Archimede
Colpito da troppi corpi contundenti m’interruppi i pensieri alticci.
Bevvi due olive.
Arrossii.
M’immaginai solo sfiorare con la lingua furtiva il tuo broncio addormito.
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