U come amore (tesi)

C’è una cosa che accomuna chi lo ha provato e chi no: non saperlo definire.
L’Amore, dico.
Capossela non ebbe risposte dal vento.
Uno ancora più bravo usava dividerlo in sacro e profano.
Che sia cieco pare pacifico, certo, ma l’attributo non vale, da solo, esaustiva definizione.
Accantonate velleità d’inquadramento linguistico da Devoto-Oli, Zanichelli, o piccolo Palazzi, mi piace credere che il punto più alto, in letteratura, del termine in analisi (e che, in analisi, spesso, finisce per mandarci/vi-ci… vabbè, insomma, tendo all’inclusione), sia stato raggiunto da un tale nel canto V dell’Inferno allorché parlò di “Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende”.
Il punto più basso lo si toccò molti anni dopo (ancora convinti dell’evoluzione della specie?) con l’assioma della TV commerciale “L’amore è… Scavolini”.
E anch’io, che di certo non son Dante, ma nemmeno Lorella Cuccarini, m’azzarderei, senza dirlo, a definirlo:
l’Amore è felicità. O meglio, sono. Perché di felicità diverse si tratta.
E di tre tipi:
a) È la felicità di essere felice con chi ti sta accanto
b) È la felicità di essere felice di sapere felice la persona che ti rende felice
c) È la felicità di essere felice se chi ti tradisce muore, leggete pure ‘trapassa’ se la mia crudezza ha urtato la vostra sensibilità di lettori; a patto che non sia ‘a miglior vita’, ché, se no, piacere al cazzo.
“Eccolo, lu curnutone…”, desumerebbe il lettore disattento prendendo in prestito un titolo degli insuperati Squallor…
E no, caro lettore di superficie, perché tutto sta nel significante, e significato assunto, del termine ‘tradimento’. Concetto da intendere in senso lato, appunto. E lato assai.
Ripercorrendo la via della tripartizione:
a) Vi è tradimento retroattivo, che si consuma già prima che lui/lei ti abbia conosciuto
b) Vi è tradimento in costanza di rapporto (o tradimento strictu sensu)
c) Vi è tradimento posteriore, postumo per i più foscoliani, che si consuma ad abbandono avvenuto.
Orbene, chi è d’accordo con questa ardita tesi è pazzo…
e neppure spero di trovarvi d’accordo, ché già non so se lo sia io, con me.
Ma se mi date del pazzo, smettetela, per dio, di parlar d’amore eterno!

P.S.:  Visto che, con la maturità anagrafica, mi sono imposto di produrre quote, a me sconosciute, di pragmatismo, propongo allora, onde evitare spiacevoli fraintendimenti, un utile Vademecum delle frasi da preferire in costanza di coppia:
“Sei l’uomo/la donna (vale ambosessi) più importante della mia vita da marzo 2008 a gennaio 2010 (le date sono commutabili ad uso e consumo personale)”
“Sei il mio 3° o 4° amore eterno”
“Come te nessuno mai, da quando ho cambiato residenza”
“Ti amerò per sempre negli anni bisestili”
“Non ti dimenticherò, fino alle 8/8.30”

P.P.S.: Il Vademecum può avere effetti collaterali. L’autore declina da ogni responsabilità.

 

 

 

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