Non c’è abbastanza neve
ché possa essere candore prima di sciogliersi.
Luci blu e capelli d’argento
scivolano il profilo della piazza del centro.
Aneliti d’anima vestiti di fiato
si trascinano e condensano nell’aria.
Nascosti dietro ai baveri alzati
cacciatori senz’armi
di un altro regalo da non dare.
Avvolti in abitudini e shetland
passanti infeltriti,
senz’altro orizzonte del guardo
che il pavé dove scricchiolerà il prossimo passo.
Ciondolano addobbi di strani alberi genealogici:
sono padri e mariti
di speranze invecchiate alla fermata del 13
e solitudini fedeli,
sono madri e spose
di figli avuti in prestito al tavolo verde del destino
e del loro ricordo,
sono figli
di amori che lasciano incinti per sempre
di qualcosa che non nascerà.
Natale.
Suona una nenia
resa metallo dai nostri anfratti umidi.
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