Nelle giornate come queste, e come molte altre in verità, non sopporto nulla che abbia più di tre anni e meno di ottanta. Nelle giornate come queste, e come molte altre in verità, mi levo dal mio giaciglio contenendo a stento la mia carica vitale. Come donna gravida con osteoporosi.
Al mio stomaco si rappresenta spesso un dolore famelico di disagio. Non sostengo la serenità dell’ignoranza, la beatitudine dell’omertà e, ad essere appena più sottili, lo spread tra giustizia ed equità.
Aggiungiamoci che le psicosi che ereditiamo dalle nostre famiglie non si possono accettare con beneficio d’inventario e capirete che la pausa pranzo non rappresenta neppure un blando sedativo.
Ma non bisogna perdere di vista l’obiettivo! In fondo questo blog che mescola narcisismo e depravazione è nato nel preciso intento di migliorare il mondo, e solo eventualmente salvarlo.
Il primo passo verso la realizzazione dell’ambizioso disegno è imparare a dire di no. Scegliere. Mandare “fanculo” una cosa al giorno. E siccome i prossimi nove vorrò fare un po’ il cazzo che mi pare, dirò “fanculo” a dieci cose oggi, tutte insieme.
1) Fanculo alla sigaretta elettronica. E non perché a volte il fumo è meglio dell’arrosto, come diceva Roberto “Freak” Antoni. Fuma, se vuoi… sennò, chessò, fa’ un’altra cosa: bacia consenzienti, inala aerosol, aspira caramelle, suca liquirizie, mastica arbusti… ma questo diabolico ritrovato che sostituisce una cosa che fa male con una cosa che fa male facendoti sembrare, in comoda aggiunta, un perfetto idiota no, non è il caso. Altrimenti non capisco perché, se di surrogato si vuol perire, dopo la sigaretta elettronica, si guardi ancora con ritrosia alla bambola gonfiabile.
2) Fanculo alla nail art. Donne, come diceva l’arrotino (che aveva senza dubbio strumentazione più fine e gusto più ricercato delle vostre estetiste), non fate finta di cadere dalle nuvole! Smalti brillanti, colori fluo, sbirluccichi, strass, swarovski sottomarca. Ore ed ore di estetista ad alto costo anche a costo di sottrarre tempo al bidet. Questione di priorità.
Io tifo acetone. Tutte le donne con le serigrafie da carrozziere alle unghie meriterebbero di passare il resto dei propri giorni accanto ad uomini con calzini di spugna bianchi.
3) Fanculo alle giacche tre bottoni, alle camicie a collo alto, al nodo talmente grosso che più che un nodo Windsor sembra un cappio Luigi XVI, alle Hogan, che scarpe correttive così brutte non si sono mai viste neppure nelle ortopedie peggiori.
Insomma, avvocati alla lettura, deriva del malcostume, è al vostro stereotipo che parlo! Possibile che nessuno di voi, in ciò che indossate, abbia mai riscontrato neppure un “vizio di forma”?
Pensate a come cambierebbe il mondo se solo la disponibilità economica fosse direttamente proporzionale al buongusto di ciascuno… non ci sarebbe bisogno d’altro.
4) Fanculo alle citazioni. Tutti citano tutti; come se una cosa già detta fosse, per ciò stesso, prima commestibile, poi condivisibile, poi indiscutibile. Prendete Paolo Coelho, ad esempio. Uno che fa sentire buoni tutti i cretini. Ecco. I cretini sono buoni solo perché per non esserlo, buoni, ci vuole una minima compartecipazione neuronale. E ditela, ogni tanto, una cosa di vostra promanazione! Fuggite dal copia-incolla cerebrale!
5) Fanculo all’istruzione (che è ben altro dall’educazione).
Sana è la presunzione che non importa il rifiuto d’imparare, ma lo scegliere da chi farlo.
Bisogna rifiutare accuratamente le istruzioni. Mica siamo delle cucine componibili, per quanto spesso finiscano per montarci.
6) Fanculo al Volontariato. Perché è solo lavorare gratuitamente per qualcuno che ci farà soldi.
7) Fanculo alla Meritocrazia. Basta inseguirne le chimere, anche perché chi ne lamenta l’assenza sarebbe probabilmente annientato dalla realizzazione di questa utopia.
E poi… e poi non è vero che in Italia la meritocrazia non esiste: le ragazze con cui sono uscito sono tutte laureate, ad esempio.
8) Fanculo all’Intelligencija; a quella autoreferenziale, perlomeno. Ma quale aristocrazia del pensiero?!? Aristocazzo.
L’antitesi dell’ignoranza, della sottocultura e della banalità sta nel far affiorare nei posti più impensabili quote di fulgida demenzialità.
9) Fanculo alla democrazia, se è questa. Dove è riservata incidenza alla sovranità popolare solo a ridosso della kermesse sanremese (forse), dove l’unico referendum abrogativo ancora percorribile risponde al quesito “chi vuoi che esca dalla casa del grande fratello?”, e dove il voto… bè… il voto… per il trascurabile resto esiste la cooptazione, che non è un nuovo centro commerciale gestito dalle ferrovie dello stato.
10) E Fanculo alla Verità. Perché, sappiate, c’è ancora chi anela a questo concetto la cui utilità è stata da sempre sopravvalutata.
Siete sicuri di voler sapere davvero, ad esempio, che cosa fa il vostro interlocutore dall’altra parte della “cornetta”? (mi piace pensare vintage).
Sì, prendete la videochiamata.
Prima ci si poteva permettere d’essere comodamente seduti sulla tazza del cesso gazzetta dello sport muniti profondendo il massimo sforzo per espletare i propri bisogni fisiologici di più ampio diametro, paonazzi al limite dell’embolia, grinze da spinta che ingoiano le orbite oculari rigate di capillari simili a varici, e lasciare al fil di fiato rimasto edulcorato ed insindacabile alibi “scusa, ma non posso gridare ché sono in libreria”…
Dimenticavo… facciamo 11, tanto, qui, decido io.
Fanculo al successo. Perché sono gli insuccessi, al contrario, che alimentano le geometrie migliori:
“Avere sempre amato le lacrime,
l’innocenza e il nichilismo.
Gli esseri che sanno tutto e
quelli che non sanno niente.
I falliti e i bambini”
Emil Cioran
Come? al numero 4 avevo detto no alle citazioni… bè forse, ma al n.10 ho apertamente rinunciato anche alla verità.
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