Fine mese

Le hai mai contate le facce che hai attorno?
Ci sono, spariscono, in base all’età.
Li hai mai contati gli amici che hai?
Che cambiano spesso con l’umidità.
Lo hai mai contato il livello d’amore?
Che cambia in base al bisogno che si ha.
E la somma di padri e di madri?
Che forse non cambiano, ma bene non fa.

Ci fosse un posto per stare da solo,
ma solo che solo si sia per davvero.
Provare a far niente che possa cambiare,
provare a far niente, senza fare del male.

 

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U come amore (tesi)

C’è una cosa che accomuna chi lo ha provato e chi no: non saperlo definire.
L’Amore, dico.
Capossela non ebbe risposte dal vento.
Uno ancora più bravo usava dividerlo in sacro e profano.
Che sia cieco pare pacifico, certo, ma l’attributo non vale, da solo, esaustiva definizione.
Accantonate velleità d’inquadramento linguistico da Devoto-Oli, Zanichelli, o piccolo Palazzi, mi piace credere che il punto più alto, in letteratura, del termine in analisi (e che, in analisi, spesso, finisce per mandarci/vi-ci… vabbè, insomma, tendo all’inclusione), sia stato raggiunto da un tale nel canto V dell’Inferno allorché parlò di “Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende”.
Il punto più basso lo si toccò molti anni dopo (ancora convinti dell’evoluzione della specie?) con l’assioma della TV commerciale “L’amore è… Scavolini”.
E anch’io, che di certo non son Dante, ma nemmeno Lorella Cuccarini, m’azzarderei, senza dirlo, a definirlo:
l’Amore è felicità. O meglio, sono. Perché di felicità diverse si tratta.
E di tre tipi:
a) È la felicità di essere felice con chi ti sta accanto
b) È la felicità di essere felice di sapere felice la persona che ti rende felice
c) È la felicità di essere felice se chi ti tradisce muore, leggete pure ‘trapassa’ se la mia crudezza ha urtato la vostra sensibilità di lettori; a patto che non sia ‘a miglior vita’, ché, se no, piacere al cazzo.
“Eccolo, lu curnutone…”, desumerebbe il lettore disattento prendendo in prestito un titolo degli insuperati Squallor…
E no, caro lettore di superficie, perché tutto sta nel significante, e significato assunto, del termine ‘tradimento’. Concetto da intendere in senso lato, appunto. E lato assai.
Ripercorrendo la via della tripartizione:
a) Vi è tradimento retroattivo, che si consuma già prima che lui/lei ti abbia conosciuto
b) Vi è tradimento in costanza di rapporto (o tradimento strictu sensu)
c) Vi è tradimento posteriore, postumo per i più foscoliani, che si consuma ad abbandono avvenuto.
Orbene, chi è d’accordo con questa ardita tesi è pazzo…
e neppure spero di trovarvi d’accordo, ché già non so se lo sia io, con me.
Ma se mi date del pazzo, smettetela, per dio, di parlar d’amore eterno!

P.S.:  Visto che, con la maturità anagrafica, mi sono imposto di produrre quote, a me sconosciute, di pragmatismo, propongo allora, onde evitare spiacevoli fraintendimenti, un utile Vademecum delle frasi da preferire in costanza di coppia:
“Sei l’uomo/la donna (vale ambosessi) più importante della mia vita da marzo 2008 a gennaio 2010 (le date sono commutabili ad uso e consumo personale)”
“Sei il mio 3° o 4° amore eterno”
“Come te nessuno mai, da quando ho cambiato residenza”
“Ti amerò per sempre negli anni bisestili”
“Non ti dimenticherò, fino alle 8/8.30”

P.P.S.: Il Vademecum può avere effetti collaterali. L’autore declina da ogni responsabilità.

 

 

 


A sette miglia (o anche più)

Mi son fermato troppo tempo a pensare
Ero io, disperso a sette miglia nel mare
Ero curioso di chi mi venisse a cercare,
per quanto dissi -a me lassatime shtare-

Mi son fermato troppo tempo a pensare
Ero disperso a venti miglia nel mare
Una sirena nuda stava a cantare
Una murena cruda lì ad ascoltare

Mi son fermato troppo tempo a pensare
Ero disperso a cento miglia nel mare
S’avvicinò uno squalo per pasteggiare
Ma carne bianca e solo se regolare

Mi son fermato troppo tempo a pensare
Ero disperso a mille miglia nel mare
S’avvinghiò un polpo col suo viscido fare
-Ogni pensiero- disse -è tentacolare-

Mi son fermato troppo tempo a pensare
Ero disperso non so dove nel mare
Mi ritrovai due branchie per respirare
M’avevan detto -in fondo è bello cambiare-

Mi son trovato a stare senza pensare
Ero finito nei fondali del mare
Sembrava bello il mondo unicellulare
Fu come un ballo lento anche annegare

sdr


Il sabato sera

Il sabato sera non esco. Da tempo immemorabile ormai se devo farmi a cimitero lo faccio nel feriale. Il sabato sera non esco. Sto a casa. Leggo. Faccio cose. Non vedoggente.
Sabato scorso ho finito di (ri)leggere il Simposio di Platone. Platone l’ha scritto quando ancora non sapeva che sarebbe diventato un aggettivo. Lui, dico.
Poi mi è venuta fame. Casa era vuota. Il frigo era vuoto. Un po’ pur’io.
Vestito della mia Panda bianca sono uscito e ho imboccato la strada di una pizzeria qualsiasi. In questa pizzeria qualsiasi c’era un sabato sera. Con della gente da sabato sera. Non avete idea di quanta gente del sabato sera mi sia passata davanti mentre aspettavo la mia pizza da portare in salvo a casa. Gente soprattutto femmina con tacchi alti e strass. Molti strass. Penso che queste esemplari si comprino proprio le cose per uscire il sabato sera. E si concino per sembrare ragazze del sabato sera. E sono ammirevoli: rischiano lo shock anafilattico sotto quel trucco da far invidia a Moira Orfei; rischiano femori ad ogni passo sopra certi tacchi da far invidia a Moira Orfei. Ai sui trampolieri intendo. Io le guardavo. Forse avranno pensato che fossi interessato a loro. Che gli strass avessero fatto il loro bell’effetto. Vero, comunque: le ho notate.
Sono tornato a casa con la mia pizza. Platone mi ha guardato schifato. Socrate ha vomitato.
Ho pensato che Platone ha scritto il Simposio nel IV secolo a.C.. Ho pensato che questo sabato sera, in quella pizzeria, sia accaduto nel 2019 d.C.. Ho pensato che il tempo si usa chiamarlo progresso.

 


Piccolo manuale della dipendenza

Ci siamo: il Luglio è finalmente fuori dalle palle e tra un po’ si ricomincia.
E allora, che aspetti?
Sei un inguaribile adrenalinico e ti piace scommettere? vaiallaSNAI
Ti piace perdere facile? vaiallaSNAI
Vuoi vedere tutte le partite fino alla serie c inglese con lo stesso interesse dell’elezione di Obama o dell’attacco alle torri gemelle? vaiallaSNAI
Ti senti solo e non ti va di uscire? vaiallaSNAI
Vuoi rivedere le partite dei mondiali Italia 90, Usa 94 e Francia 98 incazzandoti di nuovo per i rigori sbagliati e fottendone dell’anacronismo? vaiallaSNAI
Sei assalito da misoginia galoppante e non vuoi saperne più nulla delle donne preferendo che la più vicina stia ad oltre quattro ettari di distanza? vaiallaSNAI
Vuoi inventare liberamente ogni sorta di sproloqui e bestemmie suscitando la sentita ammirazione dei presenti perché hai perso la schedina nel tempo di recupero? vaiallaSNAI
Vuoi leggere la gazzetta per la formazione del fantacalcio mentre a casa ci sono 2000 pagine da studiare per l’esame della settimana prossima? vaiallaSNAI
Vuoi condividere gioie e dolori con persone che non ti conoscono ma che ti danno sempre ragione? vaiallaSNAI
Vuoi una televisione con 5 telecomandi e schiacciare tasti a cazzo? vaiallaSNAI
Vuoi poter controllare sul televideo di un altro schermo la partita Mezzocorona-Rodengo Saiano perché hai giocato over? vaiallaSNAI
Vuoi mettere a sistema tutte le tue intuizioni calcistiche investendo barbaramente per la tua vita futura ma con la possibilità di prendersela con chi cazzo ti pare? vaiallaSNAI
Vuoi rimanere con la tuta acetata anni ottanta tutto il giorno perché te ne sbatti le palle della movida? vaiallaSNAI
La domenica hai perso il sistema e vuoi sputtanarti gli ultimi 10 euro live col posticipo? vaiallaSNAI
Il lunedì vuoi rinviare l’inizio della settimana lavorativa puntando sulle uniche due partite di calcio(finlandese) che si giocano nel mondo? vaiallaSNAI
Vuoi trasferirti e non tornare più a casa nutrendoti solo dalle macchinette self service? vaiallaSNAI
Vuoi diventare l’idolo dei ragazzini bulli del paese perché giochi nella squadra locale che ti salutano orgogliosi senza sapere che sei un povero coglione senza prospettive? vaiallaSNAI
Vuoi parcheggiare proprio sotto il segnale divieto di sosta e fermata con le quattro frecce per giocare due minuti salvo rimanere fino a quando non si scarichi la batteria tanto il vigile è amico mio? vaiallaSNAI
Vuoi seguire la finale di Champions tra Manchester e Barcelona mentre il tuo unico pensiero è la vittoria esterna del Poggibbonsi pagato 6 a 1? vaiallaSNAI
Vuoi vivere momenti indimenticabili di costruttivo scambio di idee circa il fuorigioco sbandierato da quel bastardo del guardalinee Tagliavento mentre la tua vita rotola a puttane? vaiallaSNAI
Vuoi partecipare all’incontro tra popoli, incontrare persone di razza, religione e ceto sociale diversi e mandarli a cacare tutti indistintamente con lo stesso slang locale perché non si tolgono davanti al televisore? vaiallaSNAI
Vuoi farti 14 scommesse a incrocio con copertura bilaterale impiegando 89 ore settimanali di rilevamenti statistici manifestando un orgoglio non secondo alla consegna di un nobel per la fisica? vaiallaSNAI
Vuoi rivedere alla moviola per la 1648esima volta il fallo da rigore che ti ha fatto perdere 20 euro mentre i tuoi genitori sperperano i guadagni di una vita per darti un futuro migliore che hai già abbondantemente eluso? vaiallaSNAI.
Per questo, e per mille altri motivi, non esitare: vaiallaSNAI.
Scommetto che non potrai più farne a meno. A 1.25.


Mattonelle grigie

Davanti un lastricato di mattonelle grigie
Camminare accorto a non toccare le fughe
Di tanto in tanto poi guardarsi attorno.
C’era un ragazzo con l’occhio offeso

Davanti un lastricato di mattonelle grigie
Camminare accorto a non toccare le fughe 
Di tanto in tanto poi guardarsi attorno.
C’era un ragazzo con l’occhio offeso
Un altro solo e in sovrappeso

Davanti un lastricato di mattonelle grigie
Camminare accorto a non toccare le fughe 
Di tanto in tanto poi guardarsi attorno.
C’era un ragazzo con l’occhio offeso
Un altro solo e in sovrappeso
C’era una donna e si nascondeva

Davanti un lastricato di mattonelle grigie
Camminare accorto a non toccare le fughe 
Di tanto in tanto poi guardarsi attorno.
C’era un ragazzo con l’occhio offeso
Un altro solo e in sovrappeso
C’era una donna e si nascondeva
Un vecchio smunto che non piangeva

Davanti un lastricato di mattonelle grigie
Camminare accorto a non toccare le fughe 
Di tanto in tanto poi guardarsi attorno
E chiedere come stai a chi si incontra 
E quasi mai aspettare la risposta


Compagnie fedeli

Sciocco chi prova a disfarsene in strada
Sciocco chi cova dignità di rabbia
Tengo per mano le mie debolezze,
 
le porterò a pisciare giù al prato
Ed alla sera sotto le stesse lenzuola,
come un’amante che ormai troppo conosce di te


Del pallone e di altri mondi gentili

Chi ha vinto, chi non ha perso…
È agli sgoccioli un altro anno calcistico.
Forse anche la mia passione… ma non siamo qui per parlare di cose tristi!
Che io resti o meno in questo calderone poco conta e, lungi da me la presunzione di poter cambiare le cose (che così devono stare perché così vogliamo che stiano), il mio lascito, unico, sarebbe l’inciso: licosenostanubbone®.
Scriverei un libro, ma vallo a trovare un editore coi tempi che corrono, e, soprattutto, valli a trovare addetti ai lavori che sappiano leggere.
Così, velocemente, riporto quello che mi è stato detto in versione (molto) Bignami e che raccoglierò, gelosamente, trai ricordi cari:

Titolo: A Michele Fiore
(tra parentesi le note del curatore)

Soggetto n.1 a) Piezzu de mberda
Soggetto n.2) Cittu, ca mò si la pia culli wagnuni!
Soggetto n.1 b) Sì, piatila culli wagnuni, ca quishtu sai fare.
(Sì. Li frusto ogni volta che sbagliano. È notorio)

Soggetto n.3 a) Bravo, bravo: quishtu è lu masculu ca ete.
(La mia compagna, a pochi metri, che già nutriva forti dubbi)

Soggetto n.3 b) Psicopatico! Hai avuto problemi de piccinnu.
(Mio padre, a pochi metri: Michele, chi era quella persona? Lo ha detto perché mi ha riconosciuto?)

Soggetto n.4 a) A te, scienziato e filosofo del calcio (anche a mezzo social, salvo bloccarmi su feisbuc, perché poi i veri duri passano alle maniere forti!)
Soggetto n.4 b) Deficiente.
(Un po’ didascalico, ma così va già più in linea con la personalissima ars dicendi dell’oratore)

Soggetto n.5) Vigliacco, tu no faci sciucare fiuma perché nci l’hai cu mie. Tocca mi tai li sordi de l’iscrizzzione.
(IBAN o nero?)

Soggetto n.6) Cittu, ca ddhru Fiore è nnu bashtardu.
(Qui il soggetto pensava che non lo stessi ascoltando, laveritaggiusta, ddhru cristianu)

Soggetto n.7 a) Ti pienzi ci cazzu sinti… Io no scinnu allu livellu tua!
(Mentre amabilmente l’elegante laureando in geometria sociale approssimava un’imbarazzante aggressione trattenuto dal soggetto n.1)

Soggetto n.7 b) Tu dovresti essere un educatore, e invece alli wagnuni m’anu tittu ca n’ha dittu “cazzu”, porcoxxx!
(In effetti, lo confesso, pronto ad espiare le mie colpe: una volta, dissi “cazzo”)

(FINE PRIMA PARTE…)


Il topino

Con questo vento sbattono forte le ali,
i gabbiani, per stare fermi.
Perfetto equilibrio di forze,
lo zero ch’è somma di tutti i vettori,
lo yin e lo yang, l’oriente, Confucio,
e quella cosa, non sai?, delle farfalle…

Balle.

È solo il niente che sembra un’impresa.

L’armonia degli opposti è cosa assai nota,
ma forse anche basta con tutti ‘sti bonzi.

Il massimo sforzo e la minima resa.
Un topino, immobile, che gira la ruota.
Ed io, ostinato, che parlo agli stronzi.


La punizione più bella di sempre

Tacconi abbracciato al palo, compagni increduli, balistica extraterrestre e gravità dubbiosa.
Per mettere quella palla lì, con quella barriera lì, a quella distanza lì ci vuole una carezza: devi colpire di mezzo interno sinistro dando un giro talmente veloce che la gamba del piede che calcia te la devi lanciare molto dietro il tuo baricentro, appena la pelle di canguro delle puma king si sia staccata dal pallone.
Questa è la teoria, marchetta inclusa.
La pratica è Diego Armando Maradona, che della teoria, dei dettami tattici, degli assiomi tecnici, e un po’ anche della fisica, se n’è sempre sbattuto le palle. Per fortuna.